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I LOMBARDI ALLA PRIMA CROCIATA

Carissimo Toccagni,

 

Voi che mi volete bene come un padre ad un figlio, sarete impaziente di sentire le notizie su I Lombardi!

 

I Lombardi hanno fatto fiasco!

 

EccoVi detto tutto.

 

I pezzi meno cattivi sono stati tutti disapprovati e gli altri tollerati. Ad eccezione della cabaletta della visione.

 

Questa è la storia semplice ma vera che io Le racconto né con piacere, né con dolore.

 

Sono di fretta e La lascio pregandoLa di salutare tutta la Sua bella famiglia e Sandrini.

 

Sono sempre l’affezionatissimo amico Giuseppe Verdi.

 

 

 

Venezia, 26 dicembre, 1843

 

Un’ora dopo la mezzanotte.

 

 

 

 

 

 

 

Tutta Milano avevo atteso con entusiasmo questa quarta opera! Per rendere l’idea di quanto grande fosse quell’entusiasmo, il giorno della prima, file di persone sostavano davanti agli ingressi del teatro sin dalle prime ore del mattino!

Tutta la Milano aristocratica era in subbuglio.

Alle ore 15,00 aprirono le porte del loggione e una grande folla prese d’assalto il teatro. Bastarono pochi minuti per colmare il loggione.

 

 

 

Per Verdi il lavoro di quest’opera diventò complicato: ci furono problemi con l’autorità religiosa.

 

Nella penisola c’era una certa agitazione: a Bologna un grande fermento per i moti mazziniani che iniziavano a scontrarsi con le truppe papaline. Ottennero una prima vittoria ma poi le cose iniziarono ad andare peggio. Andarono a Imola dove vi si trovano 3 vescovi tra cui quello di Imola che da lì a poco sarebbe diventato papa con l’intenzione di sequestrarli; la cosa andò male, vennero arrestati e alcuni di loro anche giustiziati. Dietro a tutto questo vi era Mazzini che da ragazzino partecipò ai moti carbonari e pubblicò la Giovine Italia.

 

 

Forte del fresco successo di Nabucco pensò giustamente che il suo onorario dovesse essere più ricco del precedente: consigliato dalla Strepponi che possedeva, come tutte le donne, una certa praticità, desiderò un compenso simile a quello ottenuto da Vincenzo Bellini per la propria opera Norma. E il Merelli fu d’accordo con tale richiesta e consegnò a Verdi il contratto lasciando la cifra in bianco! Verdi ottenne per quest’opera 8 mila lire austriache. Più o meno corrispondevano ad una somma tra i 25 e i 40 mila euro di oggi. In quell’epoca una persona singola viveva con 125 euro al mese.

 

 

MUSICALMENTE

 

Il preludio iniziale è meraviglioso: gli archi suonano solitari con mestizia per 8 battute nella tonalità di do minore. Il dolore tipico di Verdi del dramma, è presente. Alla nona battuta, un Trombone solo (il primo) annuncia con delicatezza, piano, la sua presenza; gli rispondono Flauti, Oboi, Clarinetti e Fagotti anch’essi piano. L’orchestra è una famiglia e con essa il Verdi del dramma, della riflessione un po' ombrosa come era d’altronde il suo carattere ha la possibilità di farci intuire da subito il sentimento profondamente inerente alla vicenda. E sono loro stessi, tutti insieme a portarci ad una nuova parte in cui gli archi suonando per 4 battute dei tremoli acuti sfociano finalmente nel fortissimo (ff) di tutta l’orchestra (eccetto la Grancassa) come in un senso liberatorio. E qua si sente la potenza che esprimono la gloria e la grandezza dell’amore. L’amore per la vita. Ed ecco subito dopo cominciare una breve parte dove un Flauto prima e un Clarinetto dopo svolazzano poeticamente su una base cantabile degli archi suonati piano. Tornando dopo una breve pausa al fortissimo di tutti e nuovamente ad un passaggio mesto. Ma la sorpresa è l’immediato attacco d’inizio d’atto con una banda e il coro di Cittadini, uomini e donne della scena prima.

 

 

 

Riguardo la qualità della musica ci troviamo di fronte ad un lavoro che anticipa in parte la grandezza delle future opere. Ma non riuscendo il Verdi ad esprimere appieno quella grandezza che è una novità a questo punto del suo percorso, sembra a noi ascoltatori di trovarci di fronte a qualcosa di “minore” sebbene così non sia affatto, attenzione. Non riuscire ad esprimere subito un cambiamento proprio a causa della sua natura transitoria non consente di esporre in maniera matura e definitiva quel cambiamento che invece sarà presente nelle opere future. Ma questo viaggio in una “terra di mezzo” è impossibile da evitare rendendo partecipi tutti gli ascoltatori. E testimoni della crescita di un artista.

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