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I DUE FOSCARI

Un inizio maestoso e spettacolare per la sinfonia de I due foscari. Sebbene, secondo il Berlioz - come scrisse nel suo Grande trattato di strumentazione e d’orchestrazione - la tonalità di do minore fosse secondo lui “tetra e poco sonora” (tetra in questo caso, ci sta a causa del tema e della situazione) si apre con 22 battute di una tale imponenza sinfonica che inchiodano da subito l’ascoltatore alla poltrona:

 

- ascoltate come il suono dal timbro portentoso del Cimbasso rinforza l'armonia in unione a Tromboni e archi nel registro grave (Violoncelli e Contrabbassi):

Verdi aveva ben intuito che l’utilizzo della tonalità tetra di do minore fatta risuonare fortissimo da tutta l’orchestra potesse creare un’atmosfera sinistra e impressionante. E come da consuetudine, dopo una tale intro, giunge presto ad addolcire la tensione, un tema mesto e delicato, cantato da un Clarinetto prima, e da un Flauto dopo:

 Si interrompe bruscamente per lasciare nuovamente spazio ad uno sviluppo robusto con la tipica frase verdiana crescente, ben ritmata dalle percussioni per poi placarsi nel silenzio tramite un pianissimo in partitura a 4 p (pppp) di tutta l’orchestra coinvolta in quel segmento finale. Forse, il preludio più breve di tutte le opere di Verdi; naturalmente, senza considerare Otello e Falstaff in cui, sin dall’inizio, si ode anche il coro:

Tra tutte le voci, Verdi aveva una vera predilezione per quella del baritono. Quest’opera lo dimostra sicuramente dal momento che tra tutti i personaggi, quello del Doge, è il più elaborato, il più colorato.

 

 

 

 

 

 

 

Venne rappresentata per molti anni anche perché essendo di facile allestimento era un po' un’opera di ripiego. Però il pubblico la apprezzò per molto tempo così come altre personalità di spicco del mondo del teatro. Ci fu un commento privato nella propria corrispondenza da parte di Donizetti il quale ritenne che il genio verdiano in quest’opera appare di rado.

 

 

 

 

 

 

 

C’è una certa ricercatezza nell’invenzione orchestrale: Verdi crea in maniera ingegnosa cose raffinate, per esempio, nel scrivere parti solistiche per la Viola, per il Fagotto, il Clarinetto; molte parti per l’Arpa. Quindi crea volutamente un climax tramite l’orchestrazione e queste invenzioni per descrivere quella Venezia ritratta dal Byron.

 

 

 

L’ingegno di Verdi crea per la fine del II atto una struttura in espansione ovvero partendo da una romanza giunge al coro e finale concatenando in successione un duetto, un terzetto un quartetto. Così come l'idea del tramonto all'inizio del III atto fu sempre un'idea di Verdi.

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